Articolo di Nicola Ricci su Dies Goa Unit
Con piacere pubblico questo importante articolo di Nicola Ricci sul recente concerto di questa interessante e innovativa formazione.
DIES GOA UNIT – marzo 2102
Dopo tanto jazz acustico, prevalente nella programmazione del Rovigo Jazz Club, la sera del 7 marzo si è esibito un trio elettrico dalla Francia, il Dies Goa Unit. Fondato tre anni or sono, è costituito da Francois Szony (chitarra elettrica), Alexandre Del
Fa (basso e chitarra classica) e Guy Galassini (percussioni e flauto). Galassini e Szony erano già insieme intorno alla metà degli anni Settanta con la formazione rock dei Dies Irae, di cui l’assonanza nel nome odierno, in seguito hanno avuto svariate esperienze artistiche, Del Fa dirige un centro culturale nel sud della Francia e ha inciso anche con John McLaughlin.
Con loro l’atmosfera torna agli anni della sperimentazione non soltanto fusion ma anche nell’ambito della psichedelia più raffinata e del mai sopito amore per il progressive. Non a caso il trio ha aperto i concerti dei Magma, il singolare ensemble musicale d’Oltralpe che da anni racconta la saga del pianeta immaginario chiamato Kobaia sotto la guida di Christian
Vander (il quale lo scorso autunno ha pubblicato un cd per ricordare John Coltrane). Le esperienze precedenti dei musicisti si sono amalgamate per creare un’esibizione eclettica che ha abbracciato autori di diversa estrazione. Tra i brani da loro stessi composti si sono distinti “Il banchetto” con un’ottima performance alla chitarra acustica di Del Fa e “Lavorare stanca” di Galassini che cita la letteratura di Pavese. Un tributo al repertorio dei Beatles è stato concesso con “Norwegian Wood”, la canzone del 1965 riproposta con vari campionamenti, resa così in modo evocativo ed etereo. Verso il finale è arrivata “Slightly All The Time” dei mai dimenticati Soft Machine, alfieri del jazz-rock più coraggioso che la Gran Bretagna ricordi ed infine il bis ha omaggiato un’altra band da non dimenticare, i Caravan. “For Richard” è infatti un concentrato di suoni e colori caldi ed avvolgenti, una chitarra particolarmente versatile che sembra una tastiera (sempre Szony a modulare tonalità differenti), un vero manifesto del quartetto di Richard Sinclair che ancora oggi, nell’epoca della tecnologia imperante, non sembra avere perso il suo fascino.
— Nicola Ricci