Articolo di Milena Dolcetto su Michele Polga & Fabrizio Bosso 5et

•ottobre 12, 2011 • Lascia un commento

Pubblico con piacere questo recente articolo a firma Milena Dolcetto.

Duetto sax e tromba; due ore di adrenalina. Applausi prolungati al Polga & Bosso Quintet

Non poteva esserci migliore apertura per «I concerti d’autunno», rassegna concertistica organizzata dal Rovigo Jazz Club e dall’assessorato alla cultura del Comune in collaborazione con Centro Porsche Padova. Mercoledì sera il Ridotto del teatro cittadino ha ospitato un concerto strepitoso con il sax tenore di Michele Polga a duettare con la tromba di Fabrizio Bosso. Ovviamente strepitosi, ammirati tante volte dal pubblico internazionale e già ospiti in città in altri appuntamenti. Qui erano esaltati da tre partner d’eccezione quali il pianista Luca Mannutza, il contrabbassista Luca Bulgarelli (applauditissimo nel concerto con Pieranunzi di maggio sempre al Ridotto) e dal batterista Tommaso Cappellato: vale a dire il meglio del jazz italiano. Un quintetto generoso, che con l’occasione di presentare il nuovo disco, ha omaggiato una sala gremita di pubblico attento e soddisfatto, in un percorso carico di emozione. Affiatati, impeccabili sia nella sintonia del fraseggio comune che nello scambio delle parti, i musicisti non si sono risparmiati, giocando sull’amalgama del gruppo e sulle qualità solistiche di ognuno. Parlare del timbro creato negli assolo o dell’impasto degli assieme, sottolinea quella caratteristica tipicamente italiana di far esaltare la musica, sia essa d’accompagnamento che nel lirismo dei temi. Clouds over me, Bemsha swing, Cream, Corner, Body and soul, Re trane, Two friend, Mi diverto: questi i brani in scaletta per due ore di adrenalina pura. Applausi scroscianti. Anna Paola Nezzo, assessore alla cultura del Comune, Nino Marotta, presidente del Rovigo Jazz Club e il delegato di Porsche, sponsor della rassegna, a fare gli onori di casa al Ridotto che è diventato da marzo uno dei principali punti di riferimento del jazz in città.

Milena Dolcetto – Il Gazzettino, venerdì 07.10.2011

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Suonala Ancora Max

•settembre 12, 2011 • 2 commenti

Chi vi parla, tendenzialmente, non è un amante del blues, quindi le parole che seguiranno avranno maggior forza. Mi riferisco all’esibizione, lo scorso mercoledì 7 settembre allo Chez Peppotto di Padova, per la rassegna organizzata dal Padova Jazz Club, di Max Lazzarin (piano e voce) assieme alla Barrelhouse Jazz Band, con Andrea Boschetti al banjo/ukulele, Giacomo Scanavini al sousafono, Mattia Martorano al violino e Riccardo Pajo alla batteria. In programma un “viaggio senza ritorno” nella New Orleans passata e presente.

Si parte con un Jelly Roll Morton, per poi andare su canti nativi della Louisiana e canzoni militari sudiste. Subito dopo, una carrellata entusiasmante di autori come Dr. John, Professor Longhair, James Booker, Jon Cleary, Henry Butler, Robert Johnson e Hank Williams. Insomma, in quanto ad atmosfere e colori, veramente di che saziarsi. Anche perché quella di Lazzarin non è una semplice voce blues, ma un whisky stagionato con passione che scivola senza soluzione di continuità dall’ugola ai tasti del piano, in sonorità mai sentite, che sbocciano come fiori in un giardino fatato di racconti e ricordi.

Lasciando veramente da parte la forse un po’ stucchevole retorica dell’alcool, c’è da dire che con Max Lazzarin e gli ispirati musicisti della Barrelhouse ho avuto veramente l’impressione di entrare in una fornitissima e accogliente birreria, dove un sapiente mescitore mi ha condotto attraverso etichette, profumi e sensazioni una diversa dall’altra, dalla più divertente alla più nostalgica. E non ho problemi a spendere la parola “poesia”, perché un pianoforte collegato in presa diretta con la gola di chi lo suona,  in grado di disegnare nella mente di chi ascolta un mondo di storie americane narrate accanto al fuoco, di certo mi evoca nomi da Walt Whitman a Charles Bukowski, e scusata se è poco.

Bravissimi anche i compagni di viaggio (stavo per dire “di sbronze”) del nostro superbo pianista narratore: Boschetti, sempre preciso nelle sue pennellate ora al banjo, ora all’ukulele; Martorano, con le sue accentature manouche; Scanavini, intento a garantire una costante base armonica capace anche di intenso protagonismo melodico; e Pajo, sempre divertentissimo nelle sue istrioniche evoluzioni percussive. Insomma: un mondo di frastuoni, sussurri e pulsazioni che mi hanno fatto viaggiare fischiettando e ondeggiando dalla prima all’ultima canzone.

Filippo Albertin

Articolo di Nicola Ricci su Claudio Fasoli “Four” & Enrico Pieranunzi Trio

•Maggio 27, 2011 • Lascia un commento

Due grandi serate al ridotto del Teatro Sociale, nella rassegna “Concerti di primavera” organizzata dal Rovigo Jazz Club.

Il 13 maggio Claudio Fasoli ha presentato “Four”, la sua nuova formazione che comprende il chitarrista Michele Calgaro, il contrabbassista Fabio Calgaro e il batterista Gianni Bertoncini.

Fasoli è uno dei più quotati sassofonisti italiani, ha suonato tra il 1971 ed il 1976 nel quintetto Perigeo, che molti ricordano come gruppo di punta del “jazz progressivo” europeo (tra l’altro definito dai responsabili del sito specializzato progarchives.com come “influenti allo stesso modo dei Weather Report”) , per poi collaborare con un gran numero di musicisti internazionali. Suona con la consueta abilità sia il sax tenore che il soprano.

Con il progetto “Four” sta preparando un album di cui ha dato anteprima a Rovigo con composizioni totalmente nuove come “Bassofondo” (di Michele Calgaro), “Fyra” (introdotta da un pregevole assolo di percussioni di Bertoncini), “Not Kiddin’” e la cover di “Invitation”.

Enrico Pieranunzi, nato nel 1949 a Roma e considerato un grande del pianoforte, si è esibito la sera del 17 maggio. La sua lunga vicenda artistica, iniziata negli anni Settanta, comprende anche premi internazionali di prestigio e oltre 60 incisioni pubblicate.

Accompagnato da Luca Bulgarelli al contrabbasso e Mauro Beggio alla batteria, ha proposto alcune sue composizioni, tra le quali “Castles of Solitude”, la latineggiante “Detràs màs allà” e “La strada” di Nino Rota (un estratto dallo splendido album “Fellini Jazz” da lui registrato nel 2003 insieme a Kenny Wheeler).

Entusiasta il pubblico che ha richiesto a gran voce un bis: Pieranunzi li ha accontentati all’istante proponendo una trascinante trasposizione di un blues di Charlie Parker, per ricollegarsi allo storico periodo del be-bop degli anni Quaranta. Ha anche confessato che da ragazzo aveva annotato coscienziosamente e suddiviso per tonalità i brani dell’amatissimo Parker per poi assimilarli meglio al pianoforte.

Due concerti che rimarranno senza dubbio nella storia del Rovigo Jazz Club per l’alto profilo dei protagonisti, sottolineando il successo dell’iniziativa al Teatro Sociale.

Nicola Ricci

Articolo di Nicola Ricci su G.B. Orchestra

•aprile 10, 2011 • Lascia un commento

Con piacere pubblico il bell’articolo a firma di Nicola Ricci, a suggellare il successo del recente concerto della big band Gaetano Bortoloso a Rovigo (vedi servizio fotografico di Paolo Ferrari).

G.B. ORCHESTRA a Rovigo – 5 aprile 2011

La grande musica non ha età. Per questo ha ottenuto un brillante successo il concerto della GB Orchestra diretta da Gastone Bortoloso martedì 5 aprile al ridotto del Teatro Sociale, nella rassegna “Concerti di primavera” organizzata dal Rovigo Jazz Club. La nuova formazione, che ha debuttato a Bassano Del Grappa a marzo, è frutto dell’idea del leader di proporre una linea musicale che parte dallo swing per arrivare allo stile funky-jazz portato alla ribalta negli anni Settanta da artisti come Herbie Hancock, i Weather Report e Maynard Ferguson. Trombettista vicentino dal nutrito curriculum artistico, Bortoloso è sulla scena da diversi anni, ha avuto occasione di collaborare con molti nomi di rilievo internazionale e oggi insegna tromba alla scuola Gershwin di Padova e alla “Thelonious” di Vicenza.

L’organico è composto da dodici membri oltre al leader e riesce a spaziare abilmente in un repertorio che parte dagli anni Trenta, con una pregevole “Body And Soul”, per arrivare agli anni Settanta, sempre con vivaci e curatissimi arrangiamenti predisposti in gran parte dallo stesso Bortoloso. L’orchestra si adatta con naturalezza alle varie epoche riuscendo a creare un’atmosfera evocativa e stimolante, come ha dimostrato nella splendida riproposizione di “Estate” di Bruno Martino, introdotta dapprima dal flauto di Toni Carraro e poi, durante i bis, dal pianoforte di Paolo Vianello. Molto apprezzate anche “Summertime” di Gershwin
(che passa senza soluzione di continuità in una trascinante “Gospel Joe”), “Blues For Basie”, composta dallo stesso Bortoloso, e “Gonna Fly Now”, diventata popolarissima grazie al film “Rocky”.

I vari solisti dell’orchestra hanno creato un tessuto dinamico ideale, offrendo spunti ed occasioni e suscitando immagini che il leader, di volta in volta, ha saputo cogliere per lanciarsi in decisi e generosi assoli di tromba e filicorno.
Si è passati così con grande agilità dalla ballata al funky fino alle reminiscenze del blues. I fiati hanno avuto modo di esprimersi al meglio e la ricerca timbrica ed estetica dei i membri dell’orchestra per tutto il concerto si è rivelata un elemento qualificante, mettendo nel giusto risalto le possibilità sonore di ogni strumento, compresa la chitarra elettrica di Manuel Mocellin.

Prima di eseguire i bis Bortoloso ha concesso un breve momento di dialogo/intervista, illustrando le motivazioni che hanno portato alla nascita dell’attuale formazione, i progetti futuri (una prossima esibizione al prestigioso Festival Jazz di Vicenza) e l’importanza degli arrangiamenti messi a punto insieme agli orchestrali, per poi lanciarsi in “Birdland”, composto da Joe Zawinul, forse l’ultimo vero “classico” del jazz in ordine di tempo.

La G.B. Orchestra ha inoltre in programma una serie di registrazioni per il prossimo CD, che rappresenterà quindi una nuova tappa della loro percorso artistico.

Nicola Ricci

Salvatore Bonafede Trio a Valmolin

•febbraio 11, 2011 • 2 commenti

Tutti originali i brani con i quali il trio Salvatore Bonafede ci ha ieri intrattenuti, in un concerto che certamente resterà a lungo nella memoria del Rovigo Jazz Club. Di origini siciliane, Bonafede esprime un pianismo di confine, quasi astratto, ma intensamente legato ad atmosfere calde e mediterranee. L’uso sapiente del pedale, di matrice classica, introduce nella tessitura sonora echi e riverberi accesi e magmatici, tale da ricordare danze iberiche dal sapore albeniziano. Il tutto è però mescolato in una pulsazione che all’opposto ripercorre da vicino la fantasia arroventata di altri illustri pianisti, primi fra tutti Jarreth e Sakamoto. Da questa apparente opposizione traiamo una musica che fluisce misteriosa, cinematografica ed emozionale, dove l’elemento di sfondo sembra essere sempre lo stesso: il mare.

Un mare scrutato nella sua essenza ancora una volta latina e sicula, ma anche come metafora musicale più vasta, rivisitata in citazioni d’ogni tempo e latitudine. Ribadiamo il già citato Albeniz, che certamente, come chiave di lettura che unisce lo strumento del pianoforte ai paesaggi spagnoli, risulta una delle fonti inspirative più riconoscibili e fascinosamente rielaborate. Ma ricordiamo anche certi ammiccamenti al Grande Fiume della vecchia New Orleans, che ritorna, a sprazzi brevi ma riconoscibili, nelle forme del blues.

Bonafede costruisce al pianoforte dei gentili e oscuri ostinati, che diventano onde e flutti sui quali tessere l’improvvisazione. Su queste pulsazioni, tra le maglie armoniche irte di note sporcate e i quieti ammiccamenti con gli altri strumentisti, si apre un campo infinito dove la temperatura sale e scende, lungo esplosioni e richiami, come in un frangersi di schiuma sulle scogliere.
Una musica che, anche nelle sue durate piuttosto impegnative, ma mai ripetitive, mai referenziali, propone il tema dell’approfondimento, dello scavare, nell’intrufolarsi lentamente in un sentimento per esplorarlo fino in fondo, ora con intimismo immobile, ora con improvvisi cambi di ritmo.

Una musica capace di scoppiettare come pop corn (specie nel dialogo serratissimo tra piano e batteria), e che subito dopo, come in un dipinto che si crea di volta in volta sotto i nostri occhi, si assopisce in un silenzio notturno, e scintilla argentata come la chioma di una sirena. Non si tratta di semplici effetti pianistici, gettati come fuochi d’artificio per pura ostentazione di virtuosismo. Bonafede è musicista di sostanza: poche note, pochi accordi, grande capacità contemplativa, grande feeling con i compagni, immensa fantasia e intensità.

Di grande pregio e delicatezza anche gli altri due strumentisti. Alessandro Pivi alla batteria, con il suo tocco elegante e la capacità di interpretare al volo le sfumature più sofisticate del dialogo musicale. E poi il contrabbasso di Paolo Ghetti, di grande dinamismo e precisione sia nella base ritmica che nel fraseggiare accanto alla melodia del piano. Insomma, una bella serata che speriamo di ripetere in futuro.

Un grazie alla Locanda Valmolin e alla sua deliziosa cena a buffet, che ha aggiunto alla bellezza della musica la grande piacevolezza della cucina polesana. Il tutto gustato in modo informale, come in una festa tra amici.

Filippo Albertin
filippoalbertin [at] gmail.com

Blue Naïf: Degustazioni di Jazz tra Parigi e New Orleans

•gennaio 28, 2011 • 6 commenti



Mi piace sempre sedermi ad ascoltare questi sapori dimenticati del Jazz, e ieri il concerto dei Blue Naïf — nome perfetto per rappresentare il loro genere — ha confermato in pieno questo piacere immenso. Per metà li conoscevo: da un lato l’archetto languidamente zingaro, vibrante e sapiente, scivolato sulle corde del violino di Mattia Martorano; dall’altro la chitarra di Andrea Boschetti, col suo tipico sound decantato all’ombra del tocco di Django Reinhardt, ma capace di attingere dalle tradizioni più disparate in un ecclettismo sempre efficacissimo. Per l’altra metà sono stati invece una sorpresa da degustare come raro vino d’annata: la fisarmonica di Fabio Rossato — che ho riconosciuto essere una vecchia conoscenza conservatoriale di prima gioventù — sorta di prolungamento naturale del violino e insieme pulsazione, brunitura, bizzarra decorazione, contrappunto intriso di fuoco e poesia; e poi il grande contrabbasso di Alessandro Turchet, trasparentissimo nel fraseggio (forse il più sgranato e fresco che io abbia potuto ascoltare fino ad oggi tra le giovani generazioni), costantemente ispirato in un mix ideale di melodia, improvvisazione pura e punteggiature tipiche del genere manouche. Una musica, quella dei Blue Naïf, che giunge come un rivolo di fiumiciattolo, che si avvicina in punta di piedi per sussurrarti una storia. Musica che è cinema e letteratura, musica che narra e indugia per definizione, laddove l’indugio diventa sistematico ammiccamento sospeso in una sequenza di accordi e temi. Musica che sa di porto e osteria, ma anche di giardini e fontane, musica fischiettata, grattata ma non graffiata, scanzonata ma mai volgare, alcolica certamente, ma non alcolizzata. Si direbbe una musica frutto di incessante distillazione, un filo di fumo profumato che sale nella semioscurità di un bistrot parigino; e qui fisarmonica e violino, contrabbasso e chitarra, si riuniscono librandosi sullo sfondo di un cielo azzurro, spumeggiano come uno stormo di gabbiani per poi tornare a snocciolare il loro ritmo bollente. E il ritmo qui è il protagonista. Ritmo che ti costringe a muoverti, ritmo che è pellicola di Buster Keaton e viaggio tra Parigi, New Orleans e l’America Latina, tra un Duke Ellington e un saloon, un valzer e una rumba; ritmo che suddivide l’apparentemente esiguo spazio di una battuta in una miriade brulicante di sincopi e sfumature, strizzatine d’occhio e umori, per poi scomparire in un bisbiglio estatico ed ebbro. Musica che, in definitiva, ti disegna dentro una domanda: come può solo una musica essere tutto ciò? E la risposta è solo una: suonala ancora.

Vedi gallery by Renzo Gilioli

Filippo Albertin
filippoalbertin [at] gmail.com

Nuovo dalla Nostra Gallery

•gennaio 25, 2011 • 2 commenti

Un grazie a Renzo Gilioli per i suoi scatti, che ci fanno ricordare un sax vetusto quanto arzillo, e una singer giovane e conturbante quanto abile nelle sue evoluzioni vocali.

(Dalla nostra gallery, in arrivo altre bellissime foto di concerti recenti e remoti, per ricordare le note anche con le immagini!!)

Zalone in Jazz!

•gennaio 13, 2011 • 2 commenti

Milena Presenta Gianni Cazzola Trio & Simona Severini

•dicembre 17, 2010 • Lascia un commento

Visto il nutritissimo articolo di Milena Dolcetto a presentazione della serata che, tra poco, andrà in onda alla Locanda Valmolin di Arquà Polesine, non mi resta che proporvelo direttamente.

Il Gazzettino – Cultura e Spettacoli
Venerdì 17 Dicembre 2010
Rovigojazzclub fa 50
Gianni Cazzola trio e Simona Severini
chiudono stasera una super stagione

Chiusura della stagione concertistica 2010 del Rovigojazzclub stasera alla locanda Valmolin di Arquà Polesine con il Gianni Cazzola Trio e Simona Severini. Un un concerto dal titolo vaporoso «Leggende & Promesse», sigillo ideale a un cartellone strepitoso andato in scena nel corso di tutta la stagione.

Cartellone ricco di eventi di importanza internazionale che ha visto alla Locanda Valmolin (nell’ambito della fortunata rassegna «Il jazz è servito») ospiti dal calibro di Leni Stern, gli Stouxingers, i Sax For Fun, il Marcello Tonolo trio, Andy Gravish e il suo quartetto, Andrea Colli, Vinniés Groove, Federica Baccaglini, Fabrizio Gaudino, Irene Frezzato, Bifunk Brass Band, Hollie Grey con Stefano Muscovi e Gabriele Bolcato. Capofila entusiasti e trascinanti del gruppo di organizzatori il presidente Nino Marotta e il direttore artistico Andrea Boschetti che con il concerto di stasera mettono a segno il 50° appuntamento dell’annata.
Gianni Cazzola è considerato da mezzo secolo uno dei mgliori batteristi italiani. Debutta nel ’57 con il guppo di Franco Cerri e l’anno seguente entra nel gruppo di Basso – Valdambrini; ha suonato con Billie Holiday, Dexter Gordon, Chet Baker, Johnny Griffin, Joe Venuti, Lee Konitz, Gerry Mulligan, Phil Woods, Ray Brown, Clark Terry, David Liebman, Steve Grossman, Steve Lacy, Sheyla Jordan, Hellen Merrill, Benny Golson, Sarah Vaughan, Eddie Gomez, Barney Kessel, Tom Harrell e tanti altri. Simona Severini a 13 anni è protagonista dlle operine di Britten ed Henze. Dopo il diploma con Tiziana Ghiglioni alla scuola Civica di jazz di Milano, si specializzata con Rachel Gould, Sheila Jordan e Jay Clayton. Nel 2007 comincia ad esibirsi con Giorgio Gaslini.

Programma: cena a buffet. Ore 22 musica con Simone Daclon al piano, Alex Orciari al contrabbasso, Gianni Cazzola alla batteria e Simona Severini con la sua voce suadente.

— Milena Dolcetto

Say Hallo!

•dicembre 6, 2010 • Lascia un commento

Alla nuova gallery fotografica del Rovigo Jazz Club. Una sola robustissima piattaforma, più stile, tutto le vecchie foto, and much more!

http://rjcgallery.wordpress.com