Articolo di Nicola Ricci su Sugarpie and the Candymen – Concerto del 16 maggio 2013
SUGARPIE AND THE CANDYMEN
“Celebrating Django Reinhardt”
Museo dei Grandi Fiumi, 16 maggio 2013
La data del 16 maggio ha un particolare significato: quel giorno, nel lontano 1953 una implacabile malattia poneva fine all’esistenza di Jean “Django” Reinhardt, ritiratosi nei pressi di Fontainebleau, nella sua amata Francia. A soli 43 anni se ne andava il più dotato musicista che l’Europa abbia espresso nel campo del jazz: pioniere della chitarra elettrica, artefice di quel piccolo miracolo musicale che venne denominato “stile manouche” o gipsy-jazz e oggetto di lodi da parte dei maggiori jazzisti americani della sua epoca.
Giusto un anno fa abbiamo ascoltato Christian Escoudé ed oggi, per il sessantesimo anniversario della scomparsa di Django, il Rovigo Jazz Club ha offerto un evento presso il Museo dei Grandi Fiumi con l’esibizione del quintetto Sugarpie & The Candymen. Il gruppo è attivo dal 2008 ma si è già guadagnato sul campo dei riconoscimenti importanti come il Premio speciale del pubblico al Festival di Ascona nel 2011. La loro idea musicale è quella di rendere swing una varietà sorprendente di composizioni, anche del mondo del rock anglosassone.
Ci si è lasciati dapprima trasportare negli anni Trenta e Quaranta con pezzi storici di Django come “Minor Swing” e la splendida “Nuages” (eseguita con gusto ed inventiva dal chitarrista Jacopo Delfini) ed altri di quel periodo che ormai sono dei classici come “It Don’t Mean A Thing” e “I Can’t Give Yoy Anything But Love” per poi procedere piacevolmente nel tempo verso i Beatles di “Drive My Car” e i Queen dell’articolata e quasi operistica “Bohemian Rhapsody”. Sembrano così improbabili le coordinate swing? No, il gruppo riesce a plasmare come fosse naturale le partiture più disparate, con la capacità di adattamento vocale di Giorgia Ciavatta che infonde una vitalità alla musica davvero contagiosa, grazie ad una sapiente mistura di candore ed energia. Il pubblico ha sottolineato le esibizioni con applausi spesso e volentieri a scena aperta. Unico brano in italiano è “Aveva una casetta”, composizione accattivante ed ironica firmata dagli stessi Candymen, ricordando la lezione del Maestro Barzizza. La canzone è inclusa nel loro CD intitolato “Swing’n’Roll”, edito dalla Casa indipendente emiliana Irma Records.
Un plauso alle due chitarre (tipicamente manouche quella di Delfini ed elettrica quella di Renato Podestà) suonate con grande versatilità e fantasia, al contrabbasso di Lorenzo Conte (musicista veneto di qualità già apprezzato insieme a Mattia Cigalini) e la ritmica autorevole e precisa del batterista Roberto Lupo.
Al termine della performance, scendendo le scale, ci si accorge che le chitarre risuonano ancora nella penombra del chiostro degli Olivetani e, come per incanto, si diffonde il piacere di improvvisare in libertà partendo da qualche evocativa melodia dei tempi andati.
Un affettuoso omaggio a Django, maestro indimenticabile, ma anche uno sguardo lanciato altrove.
Nicola Ricci