Concerto di “Luigi Grasso 4et” al Ridotto del Sociale di Rovigo – Articolo di Milena Dolcetto

Eleganti nel suono, eleganti nella presentazione al pubblico, abito scuro, camicia bianca e cravatta.

Così si sono esibiti martedì sera davanti agli amanti del jazz i musicisti protagonisti di quello che è stato un concerto memorabile al Ridotto del Teatro Sociale. Luigi Grasso, classe 1986, sassofonista di una bravura straordinaria, è arrivato a Rovigo con il fratello Pasquale (classe 1988), chitarrista che si è meritato gli elogi del grande Pat Metheny. Due talenti della musica che ormai l’Italia può gustare solo nelle rare tournée che fanno nella penisola. Uno vive a Parigi, l’altro a New York e lì suonano ed esprimono il loro straordinario talento che da prodigio di due ragazzini votati alla musica si è trasformato in una maturità eccellente. Luigi usa lo strumento come se avesse sotto le lunghe dita i tasti di un pianoforte (che utilizza quando compone). Suono incredibilmente rotondo e vibrante, negli acuti quanto nei bassi, esegue temi di grande pathos esibendo anche un’abilità comunicativa effervescente. Pasquale unisce una tecnica sapiente ad una istrionica vena melodica. Bello: viene da dire “si sente che sono italiani”. Il gusto per il fraseggio morbido e lussuoso dei temi rimane anche nelle improvvisazioni stratosfericamente virtuose. Non ci si sbaglia: il pubblico capisce che sono due fuoriclasse. Con loro altri due artisti eccellenti. Il contrabbassista veronese Luca Pisani, a disegnare con il suo strumento trame sapienti e in armonia con il gruppo (anche lui virtuosismi da grande) e poi il batterista texano Keith Balla che ha fatto gustare mille e mille volte la sapienza dell’uso del suo strumento. Bellissimi i preludi a lui dedicati, apprezzata la sinergia dell’intero gruppo nei dialoghi, nella polifonia generale e anche la grande precisione nei cambi di tactus, repentini e allo stesso tempo non esasperati, ben congeniati come gli arrangiamenti dei grandi miti del jazz. E poi le musiche composte da Luigi Grasso: vere perle. La scelta di non amplificare gli strumenti ha dato ragione al gruppo. La bella sala ottocentesca è stato capita e usata per quello che può dare dal punto di vista acustico e il risultato è stato eccellente. Si vede che Luigi e Pasquale Grasso arrivano dalla musica classica! Pubblico affascinato. Il jazz club rodigino e l’assessorato alla cultura del Comune dovranno mettere in preventivo di richiamare ancora questo quartetto pazzesco. Ragazzi autentici ed educati, dal bel sorriso leale, ancora prima che musicisti. Ma forse è proprio questo che fa la differenza.

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~ di Filippo Albertin su marzo 7, 2013.

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