Fabio Rossato e Accordeon Night @ Chez Peppotto
Implorando peraltro perdono per il ritardo con cui ne parlo (ma confidando nell’analogia che lega la buona scrittura al buon vino in termini di stagionatura) , non posso fare a meno di dire due parole sullo splendido concerto che i BLUE NAÏF hanno regalato al pubblico padovano lo scorso 26 ottobre, in una delle serate del Padova Jazz Club allo Chez Peppotto Wine Bar.
Una formazione leggermente diversa e con l’occasione ridenominata ACCORDEON NIGHT, per effetto della new entry pianistica di Renzo De Rossi accanto ai veterani Andrea Boschetti (chitarra, banjo), Alessandro Turchet (contrabbasso), Mattia Martorano (violino) e ovviamente l’accordeon di Fabio Rossato, ha dato vita a uno spumeggiante concerto dal sapore anni cinquanta. In programma un corposo menu a base di standard sempreverdi, uniti ad affascinanti brani dal sapore ora latino, ora mediorientale, ora francese, ora gitano, direttamente legati alle atmosfere speziate, poetiche e nostalgiche dell’accordion: Road To Marocco, Song For Joss, Made in France, Carovana Negra / Caravan, Pupazzetti, 10 Km al Finestrino, Nuages, After You’ve Gone, Rythmes Gitans, Tres Palabras, La Tempete, e il graditissimo bis It Don’t Mean a Thing.
Che dire? C’è poco da dire, se non che ad ascoltare la virtuosistica fantasia interpretativa di Fabio Rossato, perfettamente accompagnata dall’improvvisazione di tutti i musicisti dell’affiatato gruppo, mi sono divertito come durante un safari, piuttosto che lungo un turbinante giro del mondo in ottanta sonorità. La mano di Rossato scivola sulle astruse pulsantiere dello strumento creando tessiture vellutate, disegni sibilanti, velature cromatiche degne di un pittore fiammingo. Dalla pulsazione samba alle aperte armonie del country, dallo swing zingaresco (Martorano) ai più vertiginosi scuotimenti di corde (Boschetti e Turchet), il tutto condito dall’onnipresente tocco vagamente “old school” dell’ottimo De Rossi al piano, ogni battuta è il tassello perfetto dentro un mosaico che illustra scorci e narra storie, mutando latitudini e umori lungo la scia dell’improvvisazione.
Meritatissimi gli applausi a conclusione serata. Insomma, speriamo di rivedere presto questa formazione, e di godere ancora della loro bravura.
Filippo Albertin